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Poliarte: testimoni del futuro

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La nostra è una regione manifatturiera e la manifattura è la madre della Bellezza. Ne è convinto Giordano Pierlorenzi, Direttore scientifico di Poliarte, l’accademia ha 52 anni di storia ed ha diplomato più di 5.000 allievi con 50 aziende partner coinvolte ogni anno in progetti creativi. I settori in cui si cimentano gli allievi sono Fashion, Graphic e web, Product, Interior Design, Cinema e New Media, Set & Location Design.

 

“Quando ho iniziato – dice Pierlorenzi – Poliarte era solo un’idea, un corso professionale nel CRIPA (Consorzio Professionale Regionale Istruzione Artigiana che diventa Centro Ricerca e Innovazione per le Professioni dell’Arte, avviato su iniziativa della Confartigianato con i finanziamenti della Camera di commercio e della Regione Marche. Poi l’abbiamo fondata come Scuola d’arte nel 1972 fino a farla diventare un’Accademia rinomata e di riferimento. Pensate che abbiamo collaborazioni con 20 Università e Centri di ricerca italiani ed esteri. In alcuni settori siamo un riferimento importante per l’ergonomia (fin dal 1984 ovvero della salute e sicurezza ambientale per gli utenti. L’eccezionale esperienza dell’istituto, la sua crescita ed evoluzione, è stata formalmente riconosciuta con l’autorizzazione nel 2016, da parte del Ministero dell’università e della ricerca, a offrire corsi di laurea”.

Il segreto del successo di tutti questi anni?

“La struttura è stata pensata per essere eccellente e rispondere ai bisogni del tessuto economico e alle esigenze degli operatori. Il centro sperimentale di design, cosí si è chiamato fino al 2016, ha investito sui laboratori di modellistica, fotografia, serigrafia e confezione e offre corsi di graphic, fashion, industrial design e fotografia,  adottando un modello formativo molto innovativo per quegli anni ispirato alla Bauhaus. E poi il fattore umano: i docenti, allora come oggi, sono i migliori professionisti”.

Poi ci sono le grandi collaborazioni di grandi designer e artisti e delle aziende:

“Dico che siamo fortunati a vivere in una regione con imprenditori intelligenti, almeno quelli con cui ho lavorato. Sono stati dei grandi rappresentanti e dei forti testimonial della nostra accademia presso le aziende e l’economia. Un passo in avanti importante è stato nel 1981 quando Adolfo Guzzini è diventato il Presidente del Comitato Scientifico e poi Sandro Feliziani, imprenditore della Nuova Simonelli e Vittorio Livi della FIAM. In quel periodo abbiamo coinvolto molte aziende e promosso convegni importanti. Con Vittorio Merloni abbiamo organizzato nel 1984 il congresso nazionale ad Ancona dal titolo “ergonomia desing d’impresa” a cui parteciparono numerosi docenti e personalità italiane. Una data storica. E quello che ha fatto la storia di quest’accademia ê la mole di progetti sviluppati con le aziende. Migliaia di prodotti hanno all’interno un concetto ed una realizzazione nata tra le mura dell’accademia”.

La vostra è stata la rivoluzione della bellezza, ma le Marche erano o sono pronte?

“No, le Marche una regione al plurale, fatta di tante eccellenze, non è abituata a guardare in alto. In genere il marchigiano ha un’autostima bassa. E noi abbiamo praticato una disciplina come l’economia che ci può elevare tutti sia singolarmente sia come regione. Abbiamo aiutato a pensare alla bellezza, ad un design funzionale che possa contraddistinguere i prodotti made in Marche e made in Italy nel mondo. In sintesi un lavoro che possa valorizzare l’identità culturale regionale. Questo penso sia un importante risultato di quanto fatto in tanti anni di lavoro”.

Ha fatto anche un’analisi nei suoi libri della storia delle Marche:

“Il marchigiano è naturalmente autarchico. La regione, le poche risorse, la sua storia ne sono una testimonianza. Ma nelle città c’erano le botteghe degli artigiani ed in questi laboratori si sono lavorati gli elementi: il legno, il cuoio, il ferro ed anche il plexiglas e la ceramica. Qui delle menti e delle mani hanno creato per secoli. Ed hanno forgiato una cosa ben più importante dei prodotti, il profilo del designer. Noi veniamo da questo. Ora dobbiamo avere consapevolezza e autostima per guardare con serenità e determinazione alle sfide del futuro anche a livello internazionale”.

Del resto Direttore lei proviene dalla psicologia e forse è la chiave giusta per elevare lo studente:

“Seguo la Geopsicologia. Dentro a questo concetto metto tutta la conoscenza e l’esperienza che derivano dalla valorizzazione del territorio. Certe operazioni non sono nate a caso. Al Palazzo Ducale di Pesaro abbiamo partecipato ad una mostra sul design povero di Gavina. Un design che eleva gli elementi che non avrebbero la dignità dell’eccellenza secondo il modo comune di pensare e che invece possono essere parte di un insieme di bellezza ed unicità”.

“Devo però fare una confessione: io mi sono laureato in Lettere, in Filosofia ed in Psicologia ed ha fatto l’assistente volontario all’Università di Macerata e la psicologia mi è sempre stata in antipatica. Poi ho iniziato a studiare il design soprattutto dalle correnti di pensiero americane. Quindi ho maturato una prospettiva diversa, desing ergonomico, ed oggi sono contento che tutto questo lavoro si sia trasformato in questa bellissima accademia. Quando si dice che i sogni possono diventare realtà”.

Avete portato grandi designer e avuto grandi Premi.

‘Poliarte ha una serie importante di riconoscimenti come il Compasso d’Oro 1995 ed il Premio Tubism di Parigi e moltissimi altri. Nelle Marche abbiamo portato tutti i più grandi designer iniziando da Bruno Munari, Gillo Dorfles e tanti altri. Un lavoro costante nel tempo ci ha permesso di diventare unici, con una reputazione grande”.

Pierlorenzi, la Poliarte è stata una piccola Ferrari, una scuola a servizio anche dell’economia con tanti imprenditori di successo che facevano a gara per collaborare: come mai non ha accettato di “vendere” la scuola ad un gruppo economico?

“Il gruppo dirigente ci ha pensato molte volte, ma pur avendo collaborazioni importanti sui progetti industriali e di designer con le aziende, abbiamo sempre voluto mantenere la nostra indipendenza. Sicuramente questo è stato anche un limite, ma ci ha permesso di spaziare anche in campi dove il traino dell’economia non c’era”.

Ma ora Poliarte nel 2022 è stata ceduta a Iginio Straffi Presidente del Gruppo Rainbow:

“E io ne sono felice. Il Gruppo Rainbow, che conoscevo con don Lamberto Pigini, è uno dei maggiori produttori indipendenti del sistema audiovisivo europeo e protagonista di tutta la filiera – dalla produzione, distribuzione, management artistico. Fanno parte del gruppo anche la casa di produzione cinematografica Colorado Film e Rainbow Academy, una scuola nel settore della Computer Animation. Da quest’anno abbiamo due nuovi  corsi di laurea: Cinema e New Media e Set & Location Design. Siamo sulla giusta strada per crescere ulteriormente in nuove discipline che sono al centro dell’evoluzione del settore media”.

L’accademia comunque ha solide basi:

“In effetti i nostri studenti trovano lavoro dopo il corso di studi al 95% entro sei mesi. Questo è un grande risultato. Noi abbiamo bisogno di continuare negli studi e nella ricerca tenendo aperti canali di relazione con i grandi Centri e Università partendo dalla Politecnica delle Marche. Abbiamo acquisito un ruolo e dobbiamo continuare a mantenerlo con convegni e simposi”.

È positivo per il futuro?

“No, perchè vedo una grande omologazione in corso. Noi dobbiamo essere unici o almeno provarci ed io credo in Iginio Straffi per realizzarlo”.

 

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