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Di Marche in Marche: sette domande a Jacopo Angelini sullo stato della nostra regione

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Le Marche, una regione baciata dalla bellezza. Una bellezza consolidata da una storia e da una cultura che hanno fondamenta solide nella tradizione delle abbazie benedettine e dei borghi medievali. Ma anche uno stato fragile che potrebbe essere definitivamente compromesso. Qual’è lo stato della natura? Lo abbiamo chiesto a Jacopo Angelini, faunista e ornitologo, autore di numerose pubblicazioni scientifiche e soprattutto innamorato delle Marche. Collabora da decenni con Istituti universitari sia nel settore zoologico e botanico sia in quello della ricerca storiografica, come studioso di storia dell’ambiente dell’Appennino centrale e socio di Labstoria (Istituto di ricerca storica del Comune di Fabriano).

Viaggiatore ed esploratore del continente euroasiatico, ha camminato per centinaia di chilometri e studiato gli ecosistemi montani di alcune delle principali catene montuose (Scandinava, Svalbard, monti Cantabrici, Sierra centrale, Pirenei, Massiccio centrale, Corsica, Sardegna, Sicilia, Creta, Balcani, Carpazi, Caucaso, Anatolia, Ararat, Tian Shan Asia centrale, Himalaya) approfondendo la conoscenza dei loro popoli millenari.

Dal suo punto di vista la natura si difende nell’entroterra delle Marche, ma nella parte della costa mostra evidenti segni di decadenza. Occorre intervenire e presto. Un monito che Angelini rivolge alle generazioni di giovani per un cambiamento possibile

Come è lo stato della Natura delle Marche. Di fronte ad una vulgata corrente che ci vede come un’isola felice, possiamo sentirci al riparo dalla crisi ambientale globale?

 

Lo stato della Natura delle Marche è attualmente in una buona situazione nella zona montana, meno nelle  zone collinari e in quella costiera, dove la cementificazione e urbanizzazione del territorio ha creato aree fragili a livello idrogeologico e dove con l’utilizzo di pesticidi e diserbanti l’agricoltura ha inquinato falde acquifere  e impoverito i terreni agricoli. Per adattarsi e mitigare il cambiamento climatico in atto bisogna attuare interventi di miglioramento del verde pubblico nelle città, cercando di far diminuire le isole di calore, piantando nuovi alberi, sviluppare una agricoltura biologica rigenerativa, meno impattante  e creando aree di laminazione nelle vicinanze delle foci dei fiumi per diminuire il rischio idorgeologico connesso ad eventi estremi come le alluvioni e proteggere le foreste appenniniche, veri polmoni verdi per tutta la regione Marche e mantenere le praterie appenniniche, create già in epoca neolitica importanti scrigni di biodiversità a livello europeo.

 Ha partecipato a lavori importanti per il monitoraggio dei boschi nel Centro Italia come ad esempio con l’iniziativa del WWF per i boschi della Toscana da cui è nata un’esperienza di monitoraggio attivo dei cittadini. Cosa possiamo fare per monitorare la nostra situazione? È ora di diventare parte attiva prendendoci le nostre responsabilità?

Il monitoraggio attivo delle foreste con interventi di citizen science come in Toscana è molto importante e sarebbe importante per tutelare il patrimonio forestale appenninico e  creare la banca dei crediti per il carbonio, che ogni foresta può assorbire per limitare l’impatto del global changing , che potranno essere acquistati dalle aziende presenti nella costa e collina marchigiana per contribuire alla diminuzione e assorbimento dei gas serra. Questo intervento di sensibilizzazione dovrebbe partire dalle scuole.

Vorremmo fare un turismo lento e migliore. Stiamo procedendo nella giusta direzione?

Un turismo slow, lento come quello legato ai cammini storico naturalistici come il cammino francescano della Marca da Assisi ad Ascoli Piceno, il cammino nelle terre mutate che va da Fabriano a l’Aquila il primo cammino solidale d’Europa, che attraversa tutti i territori colpiti dal sisma del 2016 o quello delle Abbazie, con la più alta densità di abbazie benedettine d’Europa  nel territorio montano di Fabriano tra Umbria e Marche può sviluppare economie di scala molto importanti facendo conoscere territori appenninici ricchissimi di storia, natura e biodiversità, frenando anche lo spopolamento dei borghi medievali appenninici

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. Lei è un appassionato di cammini di cui ne ricostruisce le tracce e la storia. È solo un fatto del passato o possiamo far rivivere quell’esperienza?

Il cammino porta in maniera lenta a conoscere la storia dei territori e la vita quotidiana delle popolazioni che ci vivono da migliaia di anni e permette di conoscere anche la ricca enogastonomia locale legata alla biodiversità agricola delle Marche.

Nei suoi scritti a volte critica il modo in cui trattiamo la nostra terra. Da dove possiamo cominciare nella nostra regione per porre le basi per un futuro diverso? quali sono le forze alleate? su cosa possiamo contare?

In questo momenti storico attuale dobbiamo tutti tutelare la grande biodiversità presente nella nostra Regione, aiutando e promuovendo le aree protette (parchi e riserve naturali) , i borghi medievali  e le abbazie benedettine vero scrigno di conoscenze e di tutela oculata dei territori per secoli. Dobbiamo inoltre promuovere le comunità energetiche rinnovabili legati a piccoli impianti di rinnovabili solari ed eoliche,che possono aiutare le comunità locali anche a sostenere un minor costo dell’energia , limitando invece la realizzazione di grandi impianti industriali fotovoltaici , che fanno perdere l’utilizzo dei terreni agricoli e posizionare i pannelli in aree industriali e artigianali , già degradate a livello ambientale e i grandi impianti eolici, legati solo a logiche economiche di grandi gruppi multinazionali, che non portano nessun beneficio alle collettività locali e fanno perdere uno dei beni collettivi più importanti , che è il nostro paesaggio storico naturalistico, che da settemila anni nella nostra regione è stato plasmato e modellato dalle popolazioni , che vi hanno vissuto, che è unico in Europa.

Consiglierebbe ad un marchigiano che vive fuori dalla nostra regione di tornare a vivere qui?

Gli consiglierei  sicuramente di ritornare a vivere nella nostra regione, che ha un livello molto elevato di qualità della vita ed è ricca di testimonianze storiche naturalistiche uniche in Europa con un buon livello di assistenza sanitaria .

Ci racconti un aneddoto che ci dia forza e determinazione per guardare avanti

La nostra regione “, Mark” terra di confine , dove vivono da molti secoli  gruppi etnici molto diversi tra di loro , vera cerniera tra il nord e il sud dell’Italia, è stata unita dai valori di San Benedetto nel medioevo , patrono d’Europa che sono il lavoro, la preghiera, la meditazione, la lettura e lo studio e l’accoglienza, che devono essere riportati a delle priorità per le nostre comunità marchigiane, da far conoscere e diffondere anche nelle nostre scuole primarie e  secondarie, come valori fondanti delle nostro popolazioni .

Il suo ultimo libro ” Ambiente e monachesimo”
edito da Visibilio

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