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Il grano Graziella Ra : dall’ Egitto fino alle Marche

Cibo e Vino

Nel suo libro ”  Un avvenire di terra ,  scritto nel 2005,  scriveva: ” Sono costretto a chiedermi perchè sono sempre più numerosi i malati di celiachia … e mi chiedo perchè troppi medici, sia convenzionali che non, tolgono dalla dieta dei propri pazienti sia il pane che la pasta”
Ecco, chiediamocelo tutti….

La storia del grano Graziella Ra è davvero emozionante: un archeologo italiano trova in una tomba egizia un sacchetto contenente un chilo di chicchi di grano.
In sè la scoperta non ha niente di eccezionale, non può essere nemmeno utilizzata per indagini al carbonio 14 che possa rivelare  l’epoca del sarcofago.  L’archeologo, al suo ritorno in Italia, partecipa ad una riunione di agricoltori biodinamici e consegna i grani ad uno di loro: ” se riuscirete a moltiplicare il grano dategli solo il nome di mia figlia Graziella, morta tragicamente in giovane età”
Nella confusione del momento, chi riceve il sacco misterioso  si dimentica di chiedere le generalità all’ospite, ma il grano antico non si disperde, una parte di questo arriva non si sa come anche a Montebello, e precisamente a Gino Girolomoni, l’inventore del marchio ” Alce Nero” e padre  storico del biologico nelle Marche.


Gino è un personaggio sui generis, non è solo agricoltore e imprenditore, è anche un mistico visionario, uno studioso autodidatta che scrive libri ed è in contatto con tutta l’intellighenzia italiana ed europea, in quel di Isola del Piano a pochi km da Urbino, Gino non solo ha la sede della sua azienda, in quel monastero  che è riuscito lentamente a recuperare  in trent’anni di vita operosa e silenziosa, Gino è un veicolatore di idee e proposte che suscita la curiosità di politici ed  intellettuali di ogni dove. Nel panorama del niente che avanza sempre più velocemente, Gino oppone una ferma resistenza, da lui arrivano personaggi come Moni Ovadia, Vinicio Capossela, Sergio Quinzio, e Guido Ceronetti,Massimo Cacciari ,  Andreatta e Paolo Volponi.
Organizzando  convegni e cenacoli, è diventato un punto di riferimento per tutti coloro che,  con amore e tenacia,  non hanno mai voluto abbandonare le loro terre e sono rimasti a fare i contadini.
Il tenace Gino comincia ad  investigare  sulla storia di questa Graziella.  Purtroppo l’impresa non si rivela così facile ma Gino alle imprese impossibili ci è abituato: innanzitutto  cerca di scoprire i nomi degli archeologi che si sono mossi in Egitto negli ultimi tempi e dal quale sono di recente ritornati. Nulla. Dell’archeologo  si è persa ogni traccia.   Intanto per curiosità prova la semina, che emozione! Le  spighe,  lunghissime , sono il doppio del normale e si protendono alte verso il sole, come nel delta del Nilo tremila anni prima.  Sembra un miracolo che quel  seme sia riuscito riuscito a mantenersi fino ad ora ma è presto spiegato: è stato grazie alla bassa temperatura presente nel sarcofago, cioè 3-4 gradi, che è arrivato fino a qui, nelle colline di Urbino. Ora  può diventare un grano forte e resistente, ricco di proteine e sali minerali e di selenio, un potente antiossidante, e questo lo scopre grazie agli studi sui contenuti organolettici del prodotto effettuati dall’Università di Urbino.

Gino, che  va spesso in Terrasanta, sulle orme della Bibbia  tra le montagne del deserto del Neghev,  a ripercorrere la rotta di Mosè assieme al suo amico archeologo Emmanuel Anati recandosi spesso a Har Karkom, la montagna di Dio, sente che quella spiga ha qualcosa di biblico, è arrivata sino a lui non a caso.
Del nome dell’archeologo invece ancora  nessuna traccia, ma lui, cominciate ad intuirlo,  è un osso duro. Sembra strano, con tutte le cose che ha da fare: seguire l’azienda agricola, la cooperativa che produce prodotti alimentari, la rivista, la locanda e il monastero,gli studi, i libri da scrivere , la lettura quotidiana della Bibbia, la politica, le associazioni,  trova anche il tempo e la voglia di scoprire il nome e la storia di questa Graziella e di suo padre. Ma egli crede nei miracoli, non sarebbe Gino Girolomoni, del resto. Ed ecco che infine lo stupefacente accade:  e’ il sabato del 18 settembre  2004 e Gino  che,  nella calma del monastero si immerge nella lettura dei numerosi quotidiani nel fine settimana,   s’imbatte in  un articolo di Aldo Cazzullo,  nel Corriere della Sera,   dal titolo:” Graziella, martire dimenticata, uccisa a diciassette anni dai nazisti , dopo 60 anni per lei una cerimonia.”
E’ lei ? Si lo è.  Qualcosa o qualcuno  gli dice che  Graziella Fanti, questo è il suo nome, uccisa dai nazisti nel settembre  del 1944  sulla riva del fiume mentre lava i panni, è la figlia dell’archeologo. La Graziella del grano. C’è anche la foto della ragazza,  una foto sbiadita rivela tutta la  tenera bellezza e  la grazia dei suoi anni.

 Questa  la storia, in breve, come breve è stata la sua vita: viveva con la madre e il compagno di lei , sull’appennino pistoiese, in una capanna non lontano dal luogo dell’eccidio. Il padre naturale, l’archeologo, pare fosse espatriato in Francia, e non si sa per quale motivo non potesse ufficializzare il suo nome. La madre era stata a servizio presso una famiglia aristocratica locale . Niente di più. Eppure il padre,  molti anni dopo, la ricordava  ancora immaginando di farla nascere di nuovo in quelle spighe di grano: Graziella Ra, il nome di una pasta speciale. Ra è il termine egiziano che indica il sole.
Ma il disegno  di Gino  va oltre:  vuole fare del grano Graziella Ra il   capofila di una serie di produzioni legate a cereali ben lontani dalle smanie del capitalismo e che hanno mantenuto tutte le loro caratteristiche molecolari. Nascosto nel ventre dormiente del sarcofago, quel cereale ha scansato tutte le operazioni di chirurgia molecolare che negli ultimi decenni si sono sottoposti tutti i grani per aumentarne la redditività.
Per Gino, contadino di lungo corso, è proprio a causa di queste operazioni di miglioramento che l’indice del glutine nel grano è aumentato al punto che il nostro organismo non riesce a tollerarlo. Nel suo libro Un avvenire di terra ,  scritto nel 2005,  scriveva: ” Sono costretto a chiedermi perchè sono sempre più numerosi i malati di celiachia … e mi chiedo perchè troppi medici, sia convenzionali che non, tolgono dalla dieta dei propri pazienti sia il pane che la pasta
Ecco chiediamocelo tutti, grande immenso Gino Girolomoni, un profeta del nostro tempo, nato e vissuto tra le colline delle Marche.

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