le mie Marche

Viaggio intorno casa: intervista a Lorenzo Cicconi Massi

Turismo e Spettacoli

lasceremo  che siano le immagini a presentare in autonomia (quell’indipendenza dall’autore che caratterizza ogni parola, libro foto resa pubblica) questo artista marchigiano.
d’altronde, e soprattutto quando si tratta di arti figurative, forse sono proprio queste a raccontarci più in profondità l’autore rispetto a qualche sparuto riferimento anagrafico o scolastico. credo.

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Ecco, ora, dopo che ci si può esser fatti un’idea, sicuramente approssimativa e fuggente ma di sicuro impatto, su Lorenzo Cicconi Massi, possiamo cercare di leggere ed indovinare, tra le righe di quest’intervista, la persona, il fotografo, il regista, l’artista.

La fotografia ha scelto te o tu hai scelto lei?
Senz’ombra di dubbio l’ho scelta io; fin da bambino ho avuto interesse verso attività attoriali e registiche, quindi appena ho potuto mettere l’occhio dietro l’obiettivo, l’ho fatto.
È successo con la fotografia per prima,  in quanto all’epoca era sicuramente più accessibile potersi permettere una fotocamere piuttosto che una telecamera. I costi del materiale video erano veramente esorbitanti. Caso ha voluto poi, che per compagno di giochi avessi un amico il cui padre possedeva un negozio fotografico, e proprio qui era dove Giacomelli portava a sviluppare i suoi rullini.
Da quel personaggio ricco di fascino, dalla curiosità  è stato un attimo passare in camera oscura; non proprio di slancio direi, dato che comunque l’attrazione per l’immagine in movimento all’epoca aveva ancora il netto sopravvento, mentre oggi, sì, posso dire che le due cose si bilanciano.

Dunque se non fosse stato fotografia, sarebbe stato il cinema, la regia?
Beh diciamo che senza dubbio sarebbe stato un ambito espressivo e posso aggiungere con certezza anche creativo: per dire, oggi, mi pento di non aver seguito le lezioni di piano, cui mio padre mi aveva avviato: mi piacerebbe anche riuscire ad esprimermi con la musica, comporre, accompagnare le mie immagini ad altri tipi di espressione personale;
ho un ineusaribile desiderio di portare alla luce la moltitudine di idee che mi crescono dentro: è un istinto perlopiù vincente, prevalente sugli altri, anche se devo ammettere che in certi momenti sia necessario fermarsi: un po’ perché il momento creativo non è sempre attivo in sé e per sé, un po’ perché comunque non sempre porta a buoni risultati.
Ci si ferma  per ritrovare la strada giusta, aggiustare il tiro, e a volte per rivolgere un’ autocritica abbastanza feroce verso sé stessi.

Da dove nasce  questo spirito creativo, da dove trae nutrimento?
Credo sia un circolo virtuoso che si deve innescare dentro la testa e, passatemi l’espressione, anche dentro il cuore.
Dovunque posi lo sguardo, qualsiasi cosa assume novi contorni, diverse sfaccettature: la si comincia a guardare con occhi diversi e viene naturale volerla interpretare in modo proprio, personale, rivoltarla passandola attraverso i propri filtri personali.
Ovviamente perché questo circolo si chiuda e continui a nutrirsi di sé stesso, si devono avere riscontri positivi, altrimenti va spegnendosi da solo.
È dalla conferma, dalle reazioni positive derivanti alle emozioni suscitate in chi ti segue che, beh, cominci a ragionare sempre più all’interno delle modalità espressive, cercandone di nuove, di tue: un soggetto semplice, un tramonto per dire, che mano mano, riesce a trasformarsi in qualcosa di metaforico.
Ed è tutto un continuo divenire: ci si trova ad estendere la propria visione verso tutto quello che desti interesse, nella consapevolezza che quello che ti coinvolge oggi non è assolutamente detto che sia ciò che desterà interesse domani. Insomma è un lungo, inesorabile processo che potrebbe anche porre davanti alla necessita di nutrire altre, nuove, esigenze espressive.

Insomma la fotografia si evolve, si trasforma con il crescere, cambiare del fotografo.
Assolutamente sì.

Se dovessi quindi osservare te stesso, indietro nel tempo, in cosa è cambiata la tua fotografia e il tuo modo di riprendere il mondo?
Ci sono delle cose che sono davvero punti fermi: la mia volontà di rappresentare situazioni umane, anche quando si tratta di soggetti inerti, (faccio riferimento ai lavori commissionati per prodotti di alta gamma mobili, occhiali, oggetti di design): c’è sempre la voglia di far prendere loro vita, seppur in un ambiente visonario, metafisico, frutto della mia fantasia, interessandomi magari meno a quelli che sono i contorni stessi del soggetto.

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Quando per la prima serie che realizzai, mi trovai a fotografare bambini (per la quale vinsi il premio Canon) ero poco interessato al bambino come espressività di ritratto:
fotografavo le loro figure che correvano, l’effetto mosso delle loro vesti,  consentendomi di entrare in una dimensione sospesa, più lontana, di ricordo, di fantasia,
Non erano semplici ritratti, i  bambini diventavano attori di scena con tutto il loro corpo, non con il loro viso, dato che non era quello che volevo raccontare.
Io volevo evocare un mondo legato al ricordo.

Perché il bianco e il nero?

Per la stessa ragione: togliere il colore e mi aiuta ad aumentare, a volte creare, questo senso di visionarietà che la mia fotografia esprime;
tutto sommato il colore lo riesco a utilizzare nelle immagini video, non sempre. Diciamo che ho demandato all’immagine in movimento la rappresentazione del colore e all’immagine ferma quella del bianco e nero.

Hai dedicato tanta parte del tuo tempo ai paesaggi, all’umanità della nostra regione, in cosa sei stato influenzato da quest’appartenenza?

Sono marchigiano, chiaramente non ho scelto di nascerci ma ho scelto di rimanerci quanto più possibile.
Nelle Marche ho trovato, nei milioni di chilometri che ho macinato su e giù attraversando le nostre colline, attraverso il mare o le montagne, non ho solo trovato ispirazione, ma lo scenario naturale per ambientare le visioni che avevo.
Ho fatto, in un certo qual modo, una certa scelta razionale: la volontà di conoscere al meglio il posto dove mi è  stato dato vivere, i luoghi che più mi sono vicini e familiari senza bisogno di cercare in altre parti del mondo sfondi, set, o situazioni o persone che trovo qua.
Per le stesse fotografie di prodotti di alta gamma, di cui abbiamo detto poco prima, ho cercato di realizzare gli incarichi affidatimi, proprio qui, nelle Marche: io ci trovo tutto, colline mare, montagne, ci sono paesaggi aperti, insomma fondali naturali meravigliosi.
Amo la campagna: uno dei miei più grandi desideri fotografici o cinematografici sarebbe poter tornare indietro nel tempo per vedere e rappresentare la campagna di una volta.

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Bene, l’intervista si è conclude proprio dopo queste considerazioni sulle nostre meravigliose Marche, così splendidamente raccontate da queste ultime immagini.

Note Biografiche:

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Nasce nel 1966 a Senigallia dove tuttora vive.
Nel 1991 discute la tesi di laurea in sociologia “Mario Giacomelli e il gruppo Misa a Senigallia”.

Comincia il suo lavoro di ricerca fotografica in bianco e nero. Contemporaneamente realizza i primi cortometraggi a basso costo, premiati in alcuni festival e poi trasmessi da Tele+ e Rai.

Nel 1999 ottiene il primo premio al concorso Canon. Dal Gennaio del 2000 è uno dei fotografi dell’agenzia Contrasto. La sua ricerca si sviluppa e trae suggestioni per lo più posando lo sguardo sulle realtà umane e paesaggistiche della sua terra.

I suoi lavori vengono premiati in numerosi concorsi, pubblicati dalle maggiori testate italiane ed esposti in due personali alla Treffpunkt Galerie di Stoccarda e allo Stadthaus di Ulm.

Dal 2006 alcune sue stampe fanno parte della collezione di Forma, prestigioso centro per la fotografia di Milano e della galleria americana di Nile Tuzun.

Nel 2007 è premiato nella sezione “sports features singles” al World Press Photo, con un lavoro sui giovani calciatori cinesi.

Nella primavera del 2007 riceve il premio G.R.I.N.

Espone a palazzo del Duca di Senigallia la mostra “Viaggio intorno a casa“, con catalogo edito da Contrasto. La stessa mostra viene esposta nell’ottobre 2007 al centro Forma di Milano.

Come regista esordisce con il lungometraggio “Prova a volare” che ha fra gli interpreti Riccardo Scamarcio, Ennio Fantastichini ed Antonio Catania.

(fonte: www.lorenzocicconimassi.it)

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